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BREVI NOTE SULLA CIRCOLARE INPS N. 53 DEL 7 MARZO 2007 IN RAPPORTO AI CREDITI DI LAVORO DIFFERENTI DAL T.F.R. (IN DETTAGLIO, ULTIME TRE RETRIBUZIONI) A CARICO DEL FONDO DI GARANZIA PRESSO L’INPS E A VANTAGGIO DELL’EX DIPENDENTE DI SOCIETA’ FALLITA.
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La materia della corresponsione da parte dell’Inps, mediante il Fondo di garanzia di cui alla normativa n. 29 maggio 1982 n. 297 e di cui al d. lgs. 27 gennaio 1992, n. 80 (in seguito, chiamato il “Fondo”), ha assunto una notevole consistenza in merito al testo della circolare Inps n. 53 del 7 marzo 2007 .
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Nelle considerazioni seguenti si analizzerà il solo caso della corresponsione dei crediti differenti dal trattamento di fine rapporto a vantaggio di ex – lavoratori di società seggetta a procedimento di concorso (in dettaglio, bancarotta), riservandosi l’argomento connesso alla corresponsione del t.f.r. ad un’analisi posteriore.
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Necessaria, gia’ dall’inizio, una piccola osservazione sull’istituto di comunanza presunto dalla citata normativa.
Il Fondo paga solo i crediti di retribuzione riguardanti gli ultimi tre mesi della relazione di impiego a patto che siano inclusi nei dodici mesi che anticipano i termini stabiliti dall’art. 2, comma 1, del suddetto d.lgs. 80/92, ossia la data della richiesta per l’inizio del procedimento di concorso a vantaggio del datore di lavoro, se il dipendente ha finito il proprio rapporto prima dell’inizio del medesimo procedimento.
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Rilevante, alla luce della suddetta circolare Inps n. 53/2007 (par. 4.1.1, comma 2), considerare che in caso di bancarotta il dies a quo per l’identificazione dei richiamati dodici mesi in cui devono essere inclusi gli ultimi tre mesi della relazione è la data della consegna in Tribunale del primo appello che ha prodotto la notificazione di fallimento, e ciò a prescindere dalla persona che l’ha avanzato.
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E’ quanto si deduce dall’art. 2, comma 1, del suddetto d.lgs. 80/92 nella lettura in base alla pronuncia della Corte di Giustizia delle Comunità Europee, enunciata nella udienza del 10 luglio 1997, causa C - 373/95 Maso/INPS., di cui riportiamo, per facilità, la norma (par. 3): “il «manifestarsi del debito del datore di lavoro» di cui agli artt. 3, n. 2, e 4, n. 2, della direttiva 80/987 equivale alla data della richiesta per l’inizio della procedura di gratificazione collettiva dei creditori, fermo rimanendo che la garanzia non può essere data prima della deliberazione di inizio di questo iter o della verifica della fine delle attività dell’azienda, in caso di carenza dell'attivo”.
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Il par. 4.1.1. della circolare analizzata procede affermando, in particolare, che: - In caso di pagamento forzato amministrativo, il dies a quo è la data dell’appello al Tribunale per la comunicazione di insolvibilità (art. 195 L.F.), o, se antecedente, la data del provvedimento di pagamento emanato dall’ente amministrativo che vigila sul’azienda (così il comma 3);
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In caso di accordo preliminare il dies a quo agli scopi dell’identificazione del periodo interessato dalla garanzia del Fondo è la data della consegna della richiesta per l’avvio del procedimento (art. 161 L.F.; così il comma 4);
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In caso di gestione non ordinaria il dies a quo è la data della consegna in Tribunale della richiesta per la comunicazione di insolvibilità (art. 3 D.lvo 270/99) o, la data della consegna al Ministero delle Attività Produttive della richiesta per il riconoscimento del procedimento in caso di aziende di rilevanti dimensioni (art. 2 legge 18.2.2004 n. 39 di trasformazione del decreto legge 23.12.2003 n. 347; così il comma 5).
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Di specifica rilevanza l’analisi del comma 6 del suddetto par. 4.1.1., che così afferma: "se il dipendente, prima delle date stabilite ai punti precedenti, abbia operato in giudizio per l’assolvimento dei crediti per cui richiede la corresponsione del Fondo, il dies a quo da cui conteggiare i dodici mesi in cui devono essere inclusi gli ultimi tre della relazione, è la data della consegna in Tribunale della connessa richiesta.
A tal proposito si chiarisce che: La domanda di compimento della prova necessaria di pacificazione di cui all'art. 410 c.p.c., poiché riguardante una fase precedente alla contesa, non può essere uguagliata ad un'azione giudiziale.
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