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Il patto conseguito può indicare la corresponsione di un importo in contanti in caso di infrazione o violazione dei doveri assunti o di proroga nell’osservanza degli stessi doveri.
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Il resoconto di accordo rappresenta titolo di esecuzione per la requisizione forzata, per l’attuazione in forma particolare oltre che per la registrazione di garanzia giudiziale ed, allo scopo di avviare l’iter di esecuzione, occorre avere – su richiesta della parte implicata - l’approvazione del verbale succitato con provvedimento del Presidente del Tribunale nel cui distretto ha sede l’ente, previa verifica di validità formale della documentazione.
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Oltre all’importo fisso in qualità di diritti di segreteria, le parti sono tenute a pagare a vantaggio dell’ente interpellato importi monetari proporzionati ai criteri e ai prezzi indicati dalla normativa. Infatti, sul punto, il D. Lgs. n. 28/2010 definisce solo alcuni requisiti di natura generica demandando al decreto di attuazione di prossima propagazione la funzione di definire nello specifico le somme degli indennizzi stessi.
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L’iter di conciliazione deve durare non più di quattro mesi a partire dalla data di consegna della richiesta di conciliazione e non soggiace a interruzione feriale. Inoltre, si indica chiaramente che questo termine non si calcola nei casi di ricorso ex art. 2, Legge n. 89/2001 (c.d. Legge Pinto).
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L’art. 10 presume, inoltre, la non fruibilità di tutte le comunicazioni date e le notizie ottenute nell’ambito dell’iter di conciliazione, eccetto differente intesa tra le parti: questa norma sembra di controversa efficacia dato che, se la conciliazione abbia risultato negativo, tutta l’azione seguita nell’iter di conciliazione sarebbe totalmente vana e, tale condizione, sembra svantaggiosa per le parti in particolar modo nel caso in cui il conciliatore abbia ordinato pareri tecnici le cui spese, a carico delle medesime, sarebbero state pagate invano.
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Le facilitazioni fiscali e il sistema dei costi del processo. Secondo l’autore, il confronto tra il senso letterale degli artt. 13 (concernente i costi del processo) e 17 – 20 (connesso alle facilitazioni fiscali riguardanti l’iter di conciliazione) permette di capire, meglio di ogni altro profilo, quanta rilevanza il Legislatore assegna alla conciliazione fino quasi a prescriverne il connesso iter alle parti, basandosi su questioni di tipo economico di enorme interesse per le parti secondo ciò che impartisce la comune pratica.
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Difatti, è immesso un sistema assai “equilibrato” per cui da una parte si danno alla parti facilitazioni fiscali nel caso in cui conseguano un patto di conciliazione, dall’altra vengono adottate importanti punizioni economiche nel caso in cui una parte respinga l’accettazione di una proposizione in seguito emersa come coerente.
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Ebbene, l’art. 13 presume che nel caso in cui la pronuncia conclusiva del giudizio coincide completamente con il contenuto della proposizione di conciliazione, il magistrato estromette la replica dei costi della parte vincente che ha respinto la richiesta, attribuibili al periodo seguente all’enunciazione della medesima, e la punizione ai costi pagati dalla parte perdente connesse al medesimo periodo nonché al pagamento a vantaggio delle casse dello stato di una spesa di importo corrispondente al contributo uniformato già pagato al momento della istituzione del giudizio.
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Tra l’altro, questo regime di sanzione già di per sé assai rigoroso, non estromette l’eventualità per il magistrato di adottare gli altri sistemi di sanzione già indicati dagli articoli 92 e 96 del codice di procedura civile.
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Se, al contrario, la pronuncia conclusiva non coincide completamente con il contenuto della richiesta il magistrato, se vi sono dannose e straordinarie motivazioni, può estromettere la replica dei costi pagati dalla parte vincente per l’indennizzo concesso al conciliatore e per il potenziale corrispettivo dovuto al consulente, con l’onere di dare conto nel motivo delle cause della deliberazione concernente i costi.
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A fronte del regime appena esposto, rivolto ad essere adottato alla parte che respinge un’offerta poi considerata coerente dal magistrato, gli artt. 17 e 20 apportano un insieme di facilitazioni fiscali per incoraggiare l’uso della conciliazione e la seguente pacificazione.
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