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L’accusa di intimidazione insieme a quella di colpi o ferite E’ di condivisa pratica, sia diretta, sia implicita tramite i mezzi di comunicazione ed i processi, che le parti che stanno per giungere ad un urto fisico, ma può anche essere una soltanto, molto spesso emettono “offese e intimidazioni” rivolte al rivale prima di colpirlo, così come nel corso dell’assalto e casomai dopo.
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Secondo me questa tipologia di evento deve essere incluso in condotte per niente volte a danneggiare la stima, dignità nonché libertà mentale e etica dell’altro rivale, ma sono un mezzo volto all’incoraggiamento del reato doloso di lesioni ed ora chiarisco come si giunge a questa risoluzione.
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Le intimidazioni (e offese) pronunciate prima di un assalto, sono una specie inconsapevole della nostra psiche per sovraccaricarci, per far crescere l’agitazione nervosa e muscolare che si intende usare allo scopo di colpire o danneggiare la vittima.
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Vi sarà un caso di dolo di colpi e lesioni ma non coscienza di intimorire. Le intimidazioni (e offese) proferite nel corso dell’azione dannosa, é evidente non essere consci assalti ai beni costituzionali suddetti, ma un motus linguae di sostegno alla conservazione della tensione appena citata nonché un inconsapevole sforzo di incrementare l’adrenalina e quindi la propria potenza e robustezza.
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Le intimidazioni (e offese) proferite dopo il distacco dei rivali o comunque fino alla completa separazione delle parti, proferite da chi ha appena avuto uno scontro fisico non sono altro che gli ultimi residui di un sistema di aggressione (fisico unito a uno verbale di supporto al primo), che vede la lingua stopparsi dopo la mano.
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E’ chiaro che nel caso di intimidazioni proferite in un episodio nel complesso esaminato e nei termini detti, esse non possono affatto essere considerate perseguibili.
Alle stesse decisioni finali esposte per i casi antecedenti, si giungerà anche nel caso di accusa coincidente per i reati di intimidazione e danno, se il ricatto avesse poi un corrispettivo quantomeno relativo con l’azione di danno seguente.
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Che cosa e’ la liberta’ mentale e etica e quale e’ l’intimidazione che puo’ lederla Cosa vuol dire intimidazione: “provoca paura nella parte lesa danneggiandone, per questo soltanto, l’ambito della libertà etica” e “...condotta in modo univoco adatta a provocare paura, cosicché possa essere lesa la libertà mentale della parte lesa.”;
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“...non é preteso che il bene preteso sia concretamente danneggiato, essendo sufficiente che il male fatto temere possa provocare paura nella parte lesa danneggiandone l’ambito morale”?
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E’ chiaro che é intollerabile sostenere che il timore di un attimo, provocato da un’intimidazione semplice (leggera), possa avere una così forte nocività da ledere due libertà tutelate dalla costituzione a un punto tale da produrre la punizione penale: é evidente che, perché l’intimidazione possa danneggiare questi diritti, deve produrre nella parte offesa la previsione di essere obbligata nel breve termine o per un tempo futuro, in base al tipo dell’intimidazione e dalla sua ipotizzabile seriosità, a dover modificare i propri tenori o consuetudini di vita e per fare alcuni esempi: *) il non poter più andare in un dato luogo senza tormento d’animo causato dall’arrivo del ricatto, é chiaro danneggiamento alla propria autonomia sia mentale che etica; *) stessa riflessione può essere fatta nel caso di dover subito abbandonare un posto in cui si era accettati, soltanto perché sgraditi a qualche persona sopra le righe; *) il non dover più avere relazioni con un dato soggetto per non imbattersi nella pesante replica del ricattatore; *) il dover posizionare l’auto in altro luogo, affinché il vicino non la possa rovinare nell’edificio condominiale omertoso, ecc..
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