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Il provocare paura é puro e mero reato! Secondo me è evidente che vi é di che discutere per affermare che questa pronuncia debba essere tralasciata senza nessun dubbio, azione che si potrebbe in ogni caso intraprendere, perché non enunciata a Sezioni Unite.
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Il “timore”, ossia il vulnus alle libertà protette dalla costituzione, é palese che debba avere il requisito di accettabilità e evidentemente importanza e ponderatezza, deve essere un timore da episodio dannoso, il ricatto deve provocare paura a chi, in quell’attimo, non ha incertezze sull’ “eventualità” che il male promessogli possa avere una concreta attuazione.
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La frase inclusa nel verdetto Cass. Pen., sez. V, 81/149019, quella già richiamata concernente l’animus iocandi, chiude la materia! A mia modesta opinione, tali verdetti sono caratterizzati da una sproporzione sanzionatoria e possono soltanto essere dannose.
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Non metto in dubbio il principio in base a cui l’intimidazione di rilevanza debba provocare spavento nella parte lesa di poter avere una lesione illegittima dall’abusante, ma per non sprofondare nell’illogicità, é evidente che questa debba avere requisiti di logica e ragionevolezza.
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Ritengo che nessuno possa considerare “di giustizia” totale la norma in base a cui debba essere sanzionato penalmente chi provoca timore in un altro soggetto, eccetto nell’ipotesi di intimidazione di intraprendere un’azione legale!
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Questi, alcuni parametri che credo saranno senza complicazioni accolti dai miei lettori; l’intimidazione deve prospettare: 1) lesione prossima con relazione dell’episodio dall’intenzione del soggetto che minaccia vale a dire seriosità, fattibilità, ammissibilità, possibilità, non eccesso, non sproporzione; 3) veridicità (fattibilità reale, affidabilità); 4) peculiarità o non indeterminatezza (anche non enigmaticità, in questo senso Cass. Pen. sez. V, 05/26079); 5) capacità di compromettere l’autonomia mentale con validità nociva costante nel tempo (notevole o comunque non momentanea); 6) nocività.
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Se l’intimidazione rispetterà tali criteri siamo sicuri, soltanto allora, si avrà una importanza a livello penale.
Arriviamo, come sempre, a mostrare un esempio: mi venne richiesto poco tempo fa da un avvocato, se consideravo intimidazione quella emessa da un conducente sbronzo che, fermato dalla polizia stradale con nell’organismo quattro volte il tasso alcolemico permesso, una volta portato in caserma, all’informazione, da parte delle forze dell’ordine degli effetti della sua azione, risaputo che avrebbe riavuto la sua auto in un futuro incerto, aveva mostrato enorme rabbia ricattando lui, non più giovane né vigoroso e neanche in sé, tutti gli agenti che aveva visto nella caserma, che avrebbe picchiato loro uno ad uno e così anche i loro parenti:
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io replicai che per me non era ricatto perseguibile perché era evidentemente impossibile in quanto infattibile o ancora meglio ineseguibile e dunque non sanzionabile in quanto colposa, prodotto di evidente sermone alcolico e non cosciente.
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Questa la semplice motivazione che soggiaceva alla mia risoluzione: é fatto obiettivo, provato, indiscutibile che l’alcool agisce a livello encefalico su alcune specifiche aree cosicché, finito il suo effetto, la persona non é capace di rammentare come ha agito o ne rammenta molto poco e confusamente dunque,
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A)non potendo, in tali circostanze eseguire nulla, e, una volta superati gli effetti dell’alcool, rammentarsi di aver ricattato qualcuno, meno che mai chi eccome , erano ricatti non dannosi, d’altra parte B) gli agenti, avvezzi alle condotte “inconsuete” degli alcolizzati, non mi si venga a dire che hanno sentito, anche per un solo attimo timore per sé e per il benessere dei propri parenti, non mi si voglia far ritenere che in mente avevano quantomeno cominciato a valutare quali trattamenti usare in futuro per proteggersi dalla potenziale scelta dell’accusato di attuare il suo alcolico piano di rivincita!
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Dove sta la lesione alla libertà mentale ed etica degli agenti?
Dove la nocività del pronunciato? L’accusa di intimidazione insieme a quella di oltraggio Nella grande maggioranza dei casi l’accusato di intimidazione viene accusato allo stesso tempo anche per oltraggio; si veda accuratamente quale evento specifico accade in tal caso, in numerosi casi:
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dinanzi a uno diverbio con la “parte lesa”, l’accusato si crede aver rovesciato su questa un insieme di eccessi verbali di vario tipo nella cognizione di lederne i beni protetti dall’ordinamento, ossia, la stima e la dignità nonché la libertà etica e mentale.
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