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Il potere del Comune di fare riferimento al riequilibrio si determina tuttavia come un dovere di far riferimento a tutti gli strumenti previsti dalla normativa allo scopo di scongiurare il dissesto.
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A nulla sarebbe valido, per rendere legittima una delibera di dissesto che non ha giustificato l’esclusione di un piano di riequilibrio, nominare l’art. 21 octies l. 241/1990 che prescrive che le procedure amministrative di natura vincolata (come la dichiarazione di dissesto) non possono essere cancellate per trasgressioni di leggi sulla procedura o sulla forma degli atti nel caso in cui, per il carattere vincolato della procedura sia evidente che la loro disposizione non avrebbe potuto essere differente da quella applicata in maniera concreta.
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Le delibere dovranno, quindi, essere esaminate in base agli artt. 243 bis e 243 ter, poiché a normativa del procedimento di riequilibrio prescritta dal testo unico, ci si dovrà chiedere se il dissesto facendo uso del piano di riequilibrio si potesse evitare.
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“La valutazione più giusta e anche più costituzionale (considerando i presupposti di costituzionalità degli artt. 5, 118 e 119, essenziali dopo la riforma del titolo V) della legge prescrive una fondamentale riapertura del procedimento allo scopo di garantire agli enti locali l’eventualità di un riesame totale della condizione finanziaria allo scopo di ripianificare e riprogrammare una proposta idonea alla scansione pluriennale del riequilibrio finanziario. ”
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Le normative inserite dal decreto “Monti”, difatti, hanno come fondamento lo scopo di salvare i comuni soggetti a stress finanziario, pure successivamente alla pesante crisi economica, e sono attuabili da subito proprio per scongiurare il default sistematico di gran parte dei Comuni italiani allo stato attuale in squilibrio finanziario.
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Mediante il piano di riequilibrio finanziario, il Comune non permette che l’intera comunità subisca i gravissimi danni del dissesto decidendo un “piano di riequilibrio”, da proporre alla Corte dei Conti Regionale ed al Ministero dell’Interno, che può durare per un massimo di dieci anni. Il Comune che decide su un piano di riequilibrio finanziario viene “controllato” dalla Corte dei Conti Regionale e l’impugnazione al procedimento del 243 bis interrompe momentaneamente i provvedimenti esecutivi messi in atto dai creditori dell’Ente.
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Altresì, per l’art. 243 ter , il Comune che ha deciso un piano di riequilibrio finanziario può fare riferimento al “Fondo di rotazione per garantire la stabilità finanziaria degli enti locali” che permette una fornitura, a vantaggio del Comune, di un prestito stimato in base alla popolazione residente (per ogni cittadino potrà ottenere fino ad un massimo di 300 euro).
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L’attuale “piano di riequilibrio finanziario pluriennale” del Comune di Napoli, attuato per evitare il dissesto finanziario e per risolvere passività superiori agli 850 milioni di euro, prescrive un business plan pari a quasi 3 miliardi di euro e anche il poter ricorrere al “Fondo di Rotazione” che assicurerà circa 240 euro per abitante.
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L’istituto giuridico della perquisizione (dal latino scrutatio, scrutationis, ricerca (accurata), indagine) , come mezzo di ricerca della prova, è untipico atto a sorpresa che trova la sua collocazione sistematica all’interno del codice di procedura penale, precisamente con gli articoli 247, 248, 249, 250, 251 e 252 c.p.p.
L’attività di perquisire (dal latino perscrutor, perscrutaris) consiste nella ricerca preordinata del corpo del reato e di tutte le cose pertinenti al reato. In sintesi, possono definirsi“corpo del reato” le cose sulle quali o attraverso le quali il reato è stato posto in essere, nonché le cose che ne costituiscono il prodotto, il profitto oppure il prezzo.
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L’adozione del provvedimento di perquisizione richiede, pertanto, l’esistenza di una notizia di reato.
Inoltre, i presupposti della perquisizione sono:
●il fondato motivo di ritenere che taluno occulti sulla persona il corpo del reato o cose pertinenti al reato;
●il fondato motivo di ritenere che il corpo del reato o le cose pertinenti al reato si trovino in un determinato luogo;
●ilfondato motivo che in un determinato luogo1 possa essere eseguito l’arresto dell’imputato o dell’evaso.
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