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Il dettato della legge regola tre diversi iter di conciliazione: conciliazione discrezionale (art. 2): ogni parte, prima di intraprendere un giudizio per una contesa in ambito civile o commerciale che riguardi diritti fruibili, può ricorrere all’iter di conciliazione.
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Questa disposizione deve essere interpretata in combinato ordinato con quanto stabilito dall’art. 5, comma V, concernente il casoin cui l’accordo, lo statuto o l’atto di costituzione di un organismo presumono una clausola di conciliazione e, ove questo iter non sia stato attivato, il magistrato – su irregolarità di parte da presentarsi nella prima difesa – conferisce alle parti un periodo di 15 giorni per inoltrare la richiesta di conciliazione e stabilisce l’udienza seguente dopo la fine del periodo di 4 mesi indicato dall’art. 6 per la fine dell’iter di conciliazione.
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Conciliazione affidata dal magistrato (art. 5, III comma): il magistrato, eccetto quanto indicato in tema di conciliazione obbligatoria, prima del dibattimento di determinazione delle decisioni o di confronto, fino al giudizio di appello, può chiedere alle parti con decreto di proseguire alla conciliazione considerando il carattere della causa, dello status dell’istruttoria e della condotta delle stesse.
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Se le parti accettano la convocazione, il magistrato stabilisce l’udienza seguente dopo la fine del periodo di 4 mesi e conferisce alle parti un periodo di 15 giorni per consegnare la richiesta tesa alla conciliazione.
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Conciliazione obbligatoria (art. 5): tale regola, che vigerà dal 20 marzo 2011, immette il vincolo dell’iter di conciliazione per le contese civili in tema di: “condominio; - diritti concreti; - suddivisione; - eredità; - accordi di famiglia; - fitto; - comodato; - locazione di imprese; - rimborso delle lesioni connesse a colpa medica; - rimborso dei pregiudizi connessi a calunnia tramite stampa o altri strumenti di divulgazione; - rimborso del pregiudizio connesso allo spostamento di auto e navi – accordi di assicurazione; - accordi con banche e finanza”.
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Insomma, per tali contese, l’iter preliminare di mediazione diventa prerogativa di procedibilità della richiesta giudiziale. La non procedibilità deve essere contestata dal radunato a pena di decadimento o dedotta d’ufficio dal magistrato non oltre il primo dibattimento.
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In questi casi, il magistrato stabilisce il dibattimento seguente dopo la fine del periodo di 4 mesi ex art. 6 e, se il procedimento di conciliazione non è ancora cominciato, stabilisce allo stesso modo un periodo di 15 giorni per la consegna della domanda.
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Pur in mancanza di manifesta prescrizione legislativa, si deve considerare che se le parti non cominciano l’iter di conciliazione entro i tempi di rito, alla udienza seguente il magistrato ordinerà l’abolizione della causa dalla funzione con consequenziale annullamento del giudizio secondo il sistema già indicato nel Codice di rito per il procedimento del Lavoro.
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L’art. 5, IV comma, chiarisce che la presupposizione della conciliazione obbligatoria non impedisce l’assegnazione di misure di urgenza e cautela, né la riproduzione della richiesta giudiziale e non si attua, inoltre: “ a) per i processi per intimazione, compresa la contestazione, fino al giudizio sulle richieste di annullamento e conferimento della temporanea attuazione; b) nei processi per conferma di permesso o di sfratto, fino alla variazione del rito di cui all’art. 667 c.p.c.; c) nei processi di possesso, fino all’emissione dei decreti di cui all’art. 703, terzo comma, c.p.c.; d) nei processi di contestazione o secondari di conoscenza connessi all’attuazione forzata; e) nei processi in camera di consiglio; f) nell’azione di tipo civile eseguita nell’iter processuale penale.”
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Iter di conciliazione. Al momento dell’assegnazione del ruolo, il legale deve notificare all’assistito l’eventualità di servirsi del processo di conciliazione e delle connesse facilitazioni fiscali, a pena di revocabilità dell’accordo tra le parti e la documentazione che contiene l’informativa deve essere acclusa all’atto iniziale del giudizio, in base all’art. 4, III comma, vigente dal 20.03.2009.
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Infatti, dalla definizione letterale da tale disposizione, parrebbe che l’onere della informazione all’assistito non debba attuarsi per i ruoli connessi a contese per cui è indicata dalla legge la mediazione obbligatoria.
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Si fa riferimento, difatti, all’informativa sulla “opportunità” di servirsi della intercessione e tale espressione con coerenza si rifà ai casi in cui l’assistito avrebbe il potere di servirsi della conciliazione come altra opzione alla azione giudiziale improvvisa tanto che, allo scopo di agevolare il suddetto caso, il legale deve notificare al cliente anche i vantaggi tributari che proverrebbero dalla conciliazione.
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In altre parole, nelle contese subordinate al sistema della conciliazione obbligatoria, il legale deve comunque avvisare l’assistito di questa condizione, per rispettare il dovere professionale e morale di prospettiva della conduzione del compito affidato, ma una possibile mancanza di questo dovere non dovrebbe implicare la revoca dell’accordo. a) stadio iniziale.
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