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L’eventualità di segnalare il "dies a quo" ad una data antecedente alla richiesta di avvio del procedimento di concorso è ascritta solo al dipendente che prima di tale data abbia operato a livello giudiziale, senza che gli altri lavoratori del medesimo datore di lavoro possano trarne vantaggio".
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Accogliendo questi ultimi dati, l’Istituto ha dimostrato una rilevante adesione alla norma stabilita da Cass., sez. lav., 1 febbraio 2005 n. 1885, di cui è necessario riprodurre la norma:
“Il Fondo di garanzia (costituito all'Inps e amministrato dallo stesso, in base all’ art. 2 della legge n. 297 del 1982 e dell'al. 2 del decreto legislativo n. 80 del 1992), "si avvicenda" ai datore di lavoro nella corresponsione delle somme di lavoro connesse agli ultimi tre mesi della relazione professionale inclusi nei dodici mesi che anticipano ogni azione del dipendente, che - come la richiesta di avvio del procedimenti di gara - sia allo stesso modo tesa a promuovere a livello giudiziale quei diritti, fermo rimanendo, nondimeno, che la garanzia del Fondo non può essere data prima della deliberazione di avvio dello stesso procedimento”.
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Orbene, con questa “salvifica” lettura, l’Istituto ha dimostrato uno specifico impegno, dando protezione, al diffusissimo caso in cui il dipendente – si osservi bene, soltanto lui – , di Società andata in fallimento abbia quando la Società era in bonis operato per l’assolvimento delle somme di lavoro.
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In queste circostanze, il Fondo di garanzia si occuperà dei pagamenti non avuti (sempre in numero limite di tre), ammesso che siano passati – si ricordi bene -, non più di dodici mesi conteggiati a ritroso tra la data della consegna della richiesta per l’assolvimento del credito di lavoro e la data in cui è diventata esigibile tale somma (a tal proposito, cfr. altresì, il messaggio Inps n. 15924 del 15 giugno 2006).
Il Comune risponde per il capitombolo di un motociclista provocata da un cane vagabondo!
Se un motociclista casca dalla moto per opera di un cane vagabondo, la responsabilità è del Municipio, che dovrà quindi liquidargli tutti i danneggiamenti avuti.
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Così, con una pronuncia dello scorso 12 settembre 2012 , il Tribunale romano ha punito il Comune di Roma a concedere 18 mila euro a uno sventurato motociclista cascato dalla propria moto a causa dell'attacco di un cane. (Trib. Roma, sent. n. 17118 del 12.09.2012) sebbene, difatti, la responsabilità dei vagabondi sia attribuita all'Azienda Sanitaria Locale (ASL), e su di essa gravano le connesse responsabilità, l'amministrazione locale non è in ogni caso esente da colpe.
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In sostanza, la legge quadro, 14 agosto 1991 n. 281, e la legge regionale, in materia di animali di affetto e precauzione del randagismo, prescrive anche al Comune l’osservanza dell’obbligo di prevenire e vigilare sul vagabondaggio nella zona di competenza.
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La non osservanza di questo obbligo rappresenta motivazione di responsabilità rispetto ai soggetti terzi.
Non c’è più conciliabilità tra il lavoro di legale e quello di responsabile condominiale: il Consiglio Nazionale Forense ci riflette e cambia opinione sull’eventualità che un avvocato possa anche eseguire la funzione di responsabile.
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Sul sito ufficiale, il CNF ritorna su un problema che era stato molte volte trattato prima.
L’orientamento, oggi, è contrario in rapporto alle opinioni date precedentemente sulla medesima materia:
cioé la conciliabilità tra lo svolgimento del lavoro legale e quella di responsabile condominiale.
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Per il CNF, dunque, oggi, lo svolgimento dell’attività di avvocatura è inconciliabile con il lavoro di responsabile condominiale perché rappresenta altra funzione di lavoro indipendente, eseguita inevitabilmente in modo costante o specialistico.
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Questa condizione risulta convalidata, inoltre, dalla nuova normativa in tema di impieghi regolati (L. n. 4/2013) che assegna rispettabilità e capacità alle divisioni degli specialisti senz’albo.
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Benché non scompaiano le prerogative di autodecisione e libertà, che hanno finora permesso di valutare conciliabile il lavoro di responsabile condominiale con lo svolgimento dell’impiego, la riforma ha cambiato fortemente la normativa in vigore, non ammettendo che il legale possa svolgere “qualsiasi impiego di tipo autonomo eseguito costantemente o a livello professionale”, con singolarità stabilite in via categorica – quali lavori di tipo scientifico, letterario, artistico e culturale – o con l’immatricolazione nell’albo dei commercialisti e periti contabili, nella lista dei giornalisti, nell’elenco dei revisori contabili o nell’albo degli specialisti del lavoro (art. 18, co. 1 lett. a.).
In precedenza il CNF aveva manifestato molte volte un’opinione totalmente contraria.
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